COLTELLO, SPECCHIO DI EMOZIONI

RACCONTO SEGNALATO

CLEMENTE VALENTINA

 IC “G. Ellero”

 

Coltello, specchio di emozioni

Buio, nient’altro che buio, capogiri, vertigini… Mi sento così abbandonato in questo momento. Ecco che un sussurro s’insinua in quest’universo di tristezza. Mi aggrappo con tutte le mie forze a quell’alito di vitalità. Improvvisamente mi risveglio e davanti ai miei occhi appare l’immagine di casa mia. Guardando i miei piedi, avvolti in una coperta e poggiati sulla soffice trapunta che copre il letto, sento che il sangue torna a fluire in direzione del viso.

Non capisco cosa possa essere successo, ma ora mi sento completamente distrutto, come avvolto in un velo di torpore. Sono talmente sconvolto che non riesco a distinguere nitidamente Annette e non colgo nemmeno la preoccupazione annidata negli occhi della mia fedele compagna di vita. Per un attimo scorgo il suo volto come appariva anni fa: quanta nostalgia nel rivedere quei setosi e lunghi capelli neri, quei grandi e imploranti occhi a77urri e quel nasino spolverato di lentiggini. Annette non è una persona dal riso facile, ma ogni volta che un timido accenno di sorriso si affaccia sulle sue labbra, è un vero spettacolo: la persona testimone della sua gioia viene a sua volta invasa da un sentimento di gaia spensieratezza, una sensazione di calore e familiarità si espande nell’aria e, per quanto uno possa essere adirato o spaventato, raramente rimane a lungo in quello stato d’animo. Lo stesso vale per me: la spossatezza e l’inquietudine cedono il passo a una sensazione di calma e io riesco a trovare nella persona che mi sta di fronte un sostegno, un appoggio che mi consenta di rialzarmi praticamente incolume da ogni situazione.

Mi piacerebbe sapere cosa mi è successo… non ho mai provato una sensazione simile prima d’ora.

Annette decide di risparmiarmi un’altra crisi e rimane in silenzio ancora per qualche momento. Ma più riacquisto il pieno possesso delle mie facoltà fisiche e mentali, più la sete di sapere aumenta, e l’agitazione, causata dalla mancanza d’informazioni, sale con lei. Dopo più di mezz’ora la donna deve arrendersi di fronte alle mie suppliche insistenti e si prepara a raccontare.

“Questa mattina avevo come un presentimento, ma speravo di non dovergli dare ascolto.” L’inizio non è promettente e già a questo punto devo controllare le sensazioni che iniziano a propagarsi nel mio corpo: quel senso di vuoto e tristezza provati qualche tempo prima iniziano a farsi sentire nuovamente. È come se dentro di me mancasse una parte fondamentale e, ogni volta che il mio pensiero torna sull’argomento, quel sordo dolore si fa sempre più acuto e pungente. Devo assolutamente trovare un modo per isolarlo, non posso permettere che una qualunque emozione abbia il sopravvento su di me.

Intanto Annette prosegue: “Questa mattina ho iniziato a lavorare in casa, come al solito e, quando mi sono accorta che non avevo abbastanza acqua, sono uscita per andare al pozzo e ne ho approfittato per raggiungere il paese e scambiare quattro chiacchiere con Hilda. Arrivata in piazza, però, non sono riuscita ad avvicinarmi a casa sua a causa di un fitto gruppo di persone riunite nella parte più occidentale del borgo. Chiedendo in giro, sono riuscita a scoprire cos’era successo, e la notizia mi ha particolarmente turbato: la casa intorno a cui erano tutti riuniti, era la casa di tuo fratello Peter… e il motivo per cui erano tutti lì riuniti era che il suo corpo senza vita era stato trovato nel letto, con il coltello che l’aveva ucciso poggiato li accanto, riposto con cura nel suo astuccio di pelle nera.” A questo punto del racconto devo reggermi con tutte le mie forze al bracciolo della poltrona su cui, alzandomi a fatica dal letto, mi sono seduto . Sento che le forze stanno per abbandonarmi una seconda volta, ma la differenza è che stavolta non provo una sensazione di vuoto nella mia coscienza, ma avverto un dolore acuto e penetrante farsi strada nel mio intimo, fino ad arrivare ad una parte del cuore, e li sedimentare, lasciando un ricordo nitido e nostalgico, ma allo stesso tempo potente , della vita insieme a mio fratello. È come se la spina di una rosa si fosse conficcata nel mio cuore e lì fosse rimasta, lasciando una piccola ferita che, nonostante la rapida guarigione, avrebbe comunque lasciato per sempre una cicatrice in memoria di quella situazione.

“Non lasciarti sopraffare dal desiderio di vendetta, però, perché è evidente che si è trattato di un suicidio. Non riesco a capire il motivo per cui Peter avrebbe dovuto fare una cosa simile, ma è così”. E prosegue: “Proprio mentre pensavo a queste cose, sopraggiunse il cappellano dicendo di avere il testamento di tuo fratello. Mi porse il foglio in questione e io chiesi il permesso di ricevere subito ciò che ci spettava. Quello che ci appartiene di diritto adesso lo abbiamo ma non avrei mai pensato che avremmo ricevuto proprio quello… La nostra eredità consiste nel coltello che tuo fratello ha usato per uccidersi. Quando me l’hanno riferito, ero attonita ma ho pensato che avrebbe dovuto esserci un valido motivo. Avevo ragione: proprio mentre stavo per arrivare a casa con il coltello completo di astuccio, ti ho incontrato, e tu insistesti per tutta la strada chiedendomi il permesso di tenerlo in mano. Fortunatamente te lo diedi solo quando eravamo già qui dentro perché, appena lo toccasti, cadesti a terra in preda alle convulsioni. Rimanesti così per diversi minuti e io stavo già temendo il peggio che, per fortuna, non è avvenuto.” Sono sconvolto dall’accaduto. Non credo al destino, ma sono sicuro che il soprannaturale esista, e questa storia sia l’occasione per darmene una conferma. Deciso ad andare a fondo al mistero, chiedo ad Annette se può aprire l’astuccio di pelle nera che contiene la causa di tutti questi tragici avvenimenti. Mia moglie annuisce e dischiude delicatamente i due lembi della preziosa custodia. Il coltello è un modello tradizionale: ha il manico in legno rossastro e la lama , un tempo lucida e levigata, porta i segni di un quotidiano utilizzo. Inoltre il metallo è annerito in alcuni punti, in altri esibisce delle scalfitture e la punta è addirittura ripiegata in parte su se stessa. Sul metallo sono ancora presenti le tracce del sangue della vittima e le impronte dell’assassino che, in questo caso, sono tutte tracce che riconducono alla stessa persona. Per il momento non mi arrischio a toccare l’oggetto, ma chiedo ad Annette se può spostare il contenuto del cofanetto per controllare che non ci siano messaggi nascosti. L’oggetto non oppone resistenza e ben presto si scorge il margine di un piccolo biglietto. È scritto a mano con grafia malferma ma riconoscibile: quella di mio fratello Peter. Le poche righe, però, non rischiarano il buio dove ci troviamo: “Spero che almeno tu capisca il motivo del mio gesto. Il coltello ti sarà di aiuto.” Riconosco di essermi spaventato alla lettura di quelle parole ma non mi perdo d’animo: se Peter ha scritto così, ci dev’essere un motivo. Annette ed io iniziamo a riflettere. Io ripenso alle sensazioni provate poche ore prima, ma questa volta riesco a essere molto più distaccato: non provo sensazioni strane. Devo scoprire il significato del messaggio e dell’oggetto ricevuti, poi potrò lasciarmi preda dei sentimenti. Ripensando a quel senso di vuoto provato prima, un pensiero mi coglie: il coltello è lo specchio delle emozioni che hanno indotto mio fratello ad uccidersi. una spiegazione estremamente irrazionale, ma io sono convinto che non serva solo la logica per venire a capo di certi problemi. Per vivere ci vogliono anche una buona dose d’intuizione e voglia di rischiare, questo è quello che mi ripeto spesso nelle situazioni che non riesco a risolvere nella maniera più immediata.

Decido di osare e, senza pensarci troppo, afferro la lama.

Mi ritrovo nuovamente risucchiato nel vortice di tristezza e solitudine. Cerco di concentrarmi e riesco a schermare parte della mia mente dall’influsso dell’ambiente che mi circonda: ora sono in grado di giudicare gli eventi in modo più oggettivo. Riconosco più sensazioni, in quello che immagino essere Io spirito di mio fratello. Oltre alla solitudine e alla tristezza iniziale, riesco a distinguere altro. M’inoltro più a fondo in questa realtà, e subito un sentimento di rabbia si diffonde in me. Ma più che rabbia, è un uragano di furore che abbatte tutto ciò che è sulla sua strada. Non capisco come abbia fatto mio fratello a domare questa bestia che sta infondendo perfino in me, spettatore esterno di questa bizzarra vicenda, le sue convinzioni violente. Prima che sia troppo tardi, mi sposto e giungo in un’altra parte in cui la gioia regna sovrana: la trepidazione e il raggiungimento dei propri scopi e desideri, qui, sono fonte di grande benessere e tranquillità. Vago dentro la sua esistenza, in balia di emozioni non mie che però avverto come mie. Ben presto questo sentimento è vinto da un altro, il peggiore di tutti. Il dolore si propaga come una ventata di aria fredda ed io ne sono investito come il più debole dei fili d’erba, che si piega ed è sul punto di spezzarsi. Solamente che io non cedo, e riesco a risollevarmi. In quel momento, capisco anche come debba sentirsi una persona che non ha la forza di rialzarsi da sola ma ha bisogno dell’aiuto degli altri. E mio fratello, pur avendone aviito bisogno,’ non era stato aiutato abbastanza. Io c’ero ma non c’ero abbastanza.

Colto tutto questo, mi risveglio e incontro gli occhi spaventati di Annette, impaziente di sentire il mio racconto. Riferisco tutto, passo dopo passo, e la rendo partecipe delle emozioni provate. Finito di spiegare l’ultimo passaggio mi accorgo di essermi liberato di un peso, di avere sofferto e di avere pagato, e di essere tornato, ora, la persona che ero sempre stato.

Abbassa lo sguardo sul coltello e mi accorgo che la lama è tornata di metallo splendente e tutte le imperfezioni causate dal tempo e dall’utilizzo sono scomparse. Adesso sono sicuro che Peter non provi più rancore nei nostri confronti e sono convinto del fatto che potremo continuare a vivere la nostra vita senza rimpianti o rimorsi. Ma senza scordare.